mercoledì 20 agosto 2014

Scusami Robin. Lettera ad un uomo.

Scusami Robin.

Posso chiamarti Robin, vero? In un mondo di persone che si rivolgono a te come se ti conoscessero da sempre mi permetto di chiamarti semplicemente così. Robin.

Credo che quando sei morto alla fine conti poco, anzi. Credo proprio che i vari titoli vadano a  decadere. Signor? Professor? Dottor? Attor? È davvero così importante?

Il suicidio è una brutta bestia che crea sempre opinioni molto divergenti: c’è chi invoca l’umana indifferenza verso una presunta depressione, chi invece inneggia alla mancanza di coraggio di chi non ha la forza di rimanere qui ad affrontare i propri fantasmi.

In ogni opinione è intrinseco un giudizio, uno spicchio delle proprie esperienze di vita e non ti nego che quando ho saputo come te ne eri andato un po’ ci sono cascata anche io. È riaffiorato in parte il ricordo di quella mia amica che 19 anni fa ha fatto la stessa scelta, davvero uguale alla tua, e al dolore incommensurabile che ho provato.
Una parte di me ha gridato l’ingiustizia per la sofferenza di chi hai lasciato, magari senza perché: la tua famiglia. Suppongo che loro conoscessero davvero, almeno in parte, chi eri. Quell’affetto interrotto o negato mi è sempre suonato straziante, da chiunque provenisse.

La cosa davvero buffa è che, se guardi bene, nell’immaginario comune è un po’ come se fosse morto Peter Pan o se se ne fosse andato il professore de ‘’L’attimo fuggente’’ o se il gesto fosse stato compiuto da Patch Adams in persona o se Mork fosse improvvisamente davvero tornato da dove veniva.

Ma credo che in un mondo dove vieni confuso con quello che fai sia più importante quello che sei: un uomo, con pregi e difetti. E il solo fatto di essere un uomo non rende nessuno né meglio né peggio di nessun altro.
Succede anche a noi, che non siamo famosi, di indossare una maschera o di venire confusi con le nostre mansioni o con i nostri ruoli, figuriamoci a chi indossa una maschera per professione.

Per questo a me dispiace a prescindere per il tuo gesto che è il gesto di un uomo. Non mi interessa se eri famoso o no. Non mi interessa se eri drogato. Non mi interessa se dal di fuori sembravi avere tutto. Non mi interessa se hai inventato la stand up comedy.
Ci hai regalato molto in questi decenni e sappiamo che i regali non si possono restituire, perché rimangono a chi li riceve: tutti noi. E sempre saranno con noi e dentro di noi.

Grazie per questi regali, Robin, ovunque tu sia.


Su chi fosse davvero l’uomo, se si sia pentito, che cosa davvero pensasse o provasse… a noi, che non lo conoscevamo, non è dato sapere.